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L’antirevisionismo
non è onnipotente
di don Curzio Nitoglia
a proposito del
CONVEGNO - SEMINARIO DI DIRITTO
Il caso Sylvia Stolz e gli altri
Roma 20 giugno 2009 ore 9,30
Palazzo di Giustizia, Aula Della Torre
Organizzato dal prof. Claudio Moffa,
Master Mattei Medioriente, dell’Università di Teramo
www.mastermatteimedioriente.it

Grassetti, corsivi, colori, parentesi quadre,
sottolineature e quanto scritto nello spazio
giallo sono, generalmente, della Redazione

       Il 20 giugno a Roma, presso il Palazzo di Giustizia, alle ore 9 e 30, si terrà un «Seminario di Diritto» sul caso SYLVIA STOLZ, un’avvocatessa tedesca condannata a 3 anni e 6 mesi di carcere chiuso [e a 5 anni di interdizione della professione], per avere difeso le opinioni revisioniste dell’editore canadese Ernest Zündel. (1)
       Il fatto nuovo e importante è il seguente: al suddetto Seminario parteciperanno VINCENZO CARBONE, che è il Primo Presidente della Corte Suprema di Cassazione, ossia il Capo della Magistratura d’Italia. Il giudice ROSARIO PRIORE e ALESSANDRO CASSIANI, l’attuale Presidente dell’Ordine degli Avvocati, cioè il Capo degli Avvocati Italiani.
       Il Seminario è stato organizzato dal prof. CLAUDIO MOFFA dell’Università di Teramo.
       Parteciperanno l’avvocato penalista NINO MARAZZITA, gli avvocati difensori del prof. Robert Faurisson (ERIC DELCROIX) e della stessa imputata Sylvia Stolz (LUDWIG BOCK).
       Il fatto che autorità così in vista e “istituzionali”, quali il Capo della Magistratura italiana, abbiano aderito ad un Seminario che si batte contro le leggi anti-negazioniste e anti-revisioniste, il mandato di cattura europeo ecc., ci deve far riflettere.    

       «Il diavolo fa le pentole, ma non i coperchi». Solo Dio è onnipotente, il giudaismo nazionale (Israele) e quello internazionale, hanno trovato sempre qualcuno a sbarrare loro la strada.
       Un bambino che lancia un sasso contro il carro armato, un giudice che ha il coraggio di dire: «No! Io non ci sto».
       Incredibile, ma vero. Come mai? Il mistero del libero arbitrio umano, dell’uomo veramente libero interiormente, che non si lascia intimidire dal tiranno del momento, che è pronto a pagare con la carriera distrutta, la reputazione infangata, la vita spezzata.

       La retta ragione ce lo spiega: il male assoluto non esiste, dacché il male è privazione di bene e quindi qualcosa di relativo. Mentre il bene o essere-buono può essere assoluto, infinito, allora è Dio stesso, l’Essere e il Bene stesso sussistente. La Rivelazione, nel Libro dell’Apocalisse di san Giovanni, ce lo conferma: nella lotta tra bene e male, buoni e cattivi, nonostante l’apparente prevalere del male, alla fine trionfa il bene.
       Onde «Non abbiate paura. Io [Gesù Cristo] ho vinto il mondo». «Le porte dell’InfernoLa sinagoga di satana», Ap. II, 9] non prevarranno».

       Tuttavia – oggi – sono proprio i cristiani o meglio i capi-cristiani o demì-cristiani [mezzi-cristiani] ad avere paura e a far sembrare il giudaismo e l’olocausto-latria invincibili, onnipotenti, da adorare e obbedire o non contraddire.
       Certamente l’attuale Leviatano (Israele/giudaismo internazionale) fa paura, però la virtù di Fortezza non consiste nella insensibilità, ma nel sopportare e sormontare la paura reale e gli ostacoli, che ci impediscono di cogliere il nostro Fine ultimo.

       Una volta i cristiani, al Colosseo, di fronte ai leoni avevano paura, ma non si davano per vinti, sapendo che «Non si deve temere chi ci toglie la vita del corpo, ma quella dell’anima». Poiché dopo la morte inizia la vera vita. I “leoni” di ieri e le “jene” di oggi, possono sbranarci, ma non perderci definitivamente. Solo noi, se vogliamo cedere al male e ci prostriamo davanti a lui, possiamo rifiutare il Bene e dannarci per sempre. «Deus non deserit, nisi prius deseratur» [«Dio non abbandona, se prima non è abbandonato»] (s. Agostino).

       Tuttavia, non dobbiamo meravigliarci di nulla («qui reputat se stare, caveat ne cadat» [«Chi presume di stare saldo, badi di non cadere!»], san Paolo): anche san Pietro rinnegò «la Verità, la Via e la Vita», ma se ne pentì e riparò, chiedendo di essere crocifisso a testa in giù. Onde, se attualmente anche il Papa e i vescovi (ma non tutti) si prostrano davanti all’olocaustolatria, i “laici” (ma non tutti) ci danno il buon esempio. Cerchiamo di farne tesoro, di aiutarci a vicenda, viribus unitis, anche se non siamo in totale sintonia.

       Il nemico principale dell’ora presente è il giudaismo teologico, politico, sociale ed economico, che vuole essere adorato, tramite leggi penali liberticide.
       A noi il dovere della legittima difesa. L’unione fa la forza. Non tutto è perduto, anzi ogni entità quando tocca il vertice inizia a decadere. Penso che con l’11 settembre 2001 e l’invasione dell’Iraq (2003) il giudeo-americanismo abbia toccato il vertice e iniziato la di-scesa verso la “catastrofe” reale e definitiva o finale.
«Chi troppo vuole, nulla stringe». E «Chi tira troppo la corda, la spezza».

       Mi pare pure che l’adesione “istituzionale” al suddetto Seminario giuridico, sia un segno tangibile di tale malessere e malasopportazione di una arroganza che si fa sempre più invadente e prepotente, [così] da risultare oppressiva, e quindi da suscitare una sana e legittima difesa: [quella] del “poveruomo”, che non potendone più, alla fine “sbotta”. E quando “sbotta”, lo fa in maniera direttamente eguale e contraria all’umiliazione e vessazione che ha subito.
       Il libro dei Proverbi insegna che: «Non vi è cosa più odiosa di una schiava, la quale diventa padrona».
«Chi la dura, la vince!».

don Curzio Nitoglia
giovedì 11 giugno 2009

 

(1) Se non è dittatura questa, qualcuno dovrebbe spiegare cosa mai è la dittatura... Questa è una dittatura più vergognosa di quella che si pretende di condannare, più vergognosa di quella di Hitler: Hitler non la camuffava col nome di democrazia, i tedeschi di oggi (i capi), da veri sepolcri imbiancati, la chiamano democrazia. Ed ecco allora il dilemma: o la democrazia è la peggiore delle dittature o la dittatura è la migliore delle democrazie!

Attenti ad opinare, attenti a pensare: si rischia la galera e peggio!

 

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